Il peccato di un altro, per quanto grave, non cancella il nostro. Un peccato più un peccato fanno due peccati. Ci vorrebbe una buona azione per cancellarne uno. O forse no, non era il mio campo, che ne sapevo.
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MAURIZIO MAGGI
Maurizio Maggi, nato a Torino nel 1956. Laureato in Scienze politiche indirizzo economico, lavora dal 1982 all’IRES, Istituto di Ricerche Economico-Sociali della Regione Piemonte, come dirigente di ricerca. Vive a Torino.
Appassionato di vela, è stato per circa 30 anni istruttore del Centro Velico Caprera.
Si è occupato a lungo di sviluppo locale, ecomusei e musei di comunità, pubblicando, fra gli altri: "Musei alla frontiera", Jakabook 2010 e “Musei” (con V.Falletti), Il Mulino, 2012.
Nella categoria del racconto breve, ha vinto il Premio Mystfest 2012 e altri riconoscimenti minori. Con il romanzo “L’avamposto” è stato finalista al Premio Calvino 2014. Con Longanesi ha pubblicato “L’enigma dei ghiacci” e “La coda del diavolo".
CHI È MAURIZIO MAGGI
L’ENIGMA DEI GHIACCI
INCIPIT
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SCENARI
Mikhail non è stato un suddito remissivo ai tempi del regime sovietico, ecco perché è nel posto più freddo del mondo: Base Vostok, Polo Sud. Amanda è diretta lì in fuga da una tragedia che l'ha costretta a uccidere. Gabriel l’insegue e non è solo la Legge a motivarlo. Vostok è lontano da tutto ma non è un posto tranquillo. A pochi metri da un lago subglaciale: temperature sopra zero e atmosfera ricca di ossigeno, un piccolo mondo alla Jules Verne. Mosca lo vuole per il metano; la MOST Corporation per le forme di vita che nasconde; la NASA rileva un’enorme cilindro metallico nel lago.
In uno scenario mondiale sconvolto dal default finanziario e da micidiali attacchi cyber-terroristici, il conflitto divampa, i protagonisti svelano i loro segreti e quelli più sorprendenti arrivano dal Vostok.
Vostok
L’ENIGMA DEI GHIACCI: GLI SCENARI
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L’ENIGMA DEI GHIACCI: UN ESTRATTO
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Antartide, 20 aprile
Le restavano ancora due ore di vita.
Questo dicevano gli indicatori sull’avambraccio della tuta, calcolando temperatura dell’aria, umidità interna, velocità di traspirazione. Ma era solo il parere di un software biomedico e dei minuscoli sensori integrati nelle fibre artificiali del tessuto che la proteggeva. Roba da un milione di dollari al metro quadrato, studiata per i climi estremi. Una macchina, in fondo. Che ne sapeva della vita, una macchina?
Amanda invece sentiva l’angoscia crescere piano, un movimento subdolo, partito da qualche angolo della mente. La paura la stava contagiando in silenzio, un muscolo dopo l’altro, e la rendeva flaccida e debole, un fenomeno che nessun parametro di termoregolazione poteva misurare. Abbassò la visiera del casco e il display mostrò numeri più incoraggianti.
Il plateau antartico si stendeva all’infinito davanti a lei, alle sue spalle, ai fianchi, ovunque volgesse lo sguardo. Muto, bianco come un sudario. Si trovava a milletrecento chilometri da Casey, la stazione costiera australiana da cui era partita un mese prima, e a un giorno di cammino da Vostok, la base russa, l’obiettivo per cui si era infilata in quell’avventura. Ma ora il crepaccio lì di fronte poteva comportare mezza giornata di ritardo. Il tutto mentre il tempo peggiorava più rapidamente del previsto.
«Che hai da guardare?» chiese Shannon, la sua compagna in quella sfida estrema: attraversare l’Antartide a piedi passando per il punto più freddo del pianeta. Oltre duemila chilometri, in coppia, con una sola tappa di assistenza intermedia.
«Niente» mentì Amanda.
«Ogni volta che ci fermiamo ti guardi indietro. Hai paura che qualcuno ci segua?»
«Pensiamo al crepaccio.»
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I RACCONTI
Sante ha una colpa terribile nel suo passato, che otto anni di esilio auto-inflitto sotto le armi non sono riusciti a cancellare. L’arrivo del “mostro” al carcere dove adesso lavora come secondino sembra l’occasione per redimersi. Il mostro ha rapito seviziato e ucciso una ragazzina. È ricco e protetto, ha agganci altolocati. Se la caverà, dice l’avvocato della madre della vittima. A meno che Sante non intervenga. E lo uccida. L’avvocato promette a Sante un alibi, una copertura, una via d’uscita e soprattutto tanti soldi. Uccidere è la cosa giusta? si chiede Sante. Può un peccato cancellarne un altro?
Ma il giorno dopo, nulla di tutto ciò ha più importanza. Sante è un uomo in fuga e in cerca della verità. Una verità che emerge poco a poco in un quadro sempre più sconvolgente…
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L'AVAMPOSTO: GLI SCENARI
CARTOLINE DA N'DJAMENA
PDF GRATIS
Nicolas è un vecchio soldato. A poche ore dal congedo, in una base nel Ciad, nel bel mezzo del nulla, il suo comandante gli affida una missione non ufficiale: riportare a casa Sophie, la giovane figlia rapita.
Nicolas può contare sull’aiuto di quattro legionari esperti e gli indizi puntano verso una destinazione precisa. Un’indagine facile, ma solo in apparenza, perché una volta trovata Sophie, le cose vanno a rotoli. E per affrontare certe scelte, nella vita, l’addestramento militare è inutile.
Alcuni dei personaggi sono gli stessi di La coda del diavolo, di cui questo racconto può considerarsi uno spin off.
LA CODA DEL DIAVOLO: GLI SCENARI
CARTOLINE DA N'DJAMENA: GLI SCENARI
Alì è un poliziotto afgano imboscato e corrotto. Un colpevole che sfugge alla giustizia non gli ha mai fatto perdere il sonno. Ma l’indagine su Nadia è diversa. Quando scopri che la vittima è il tuo paese, riaddormentarsi diventa difficile.
Anno: 2012
Tipo: racconto breve
Genere: crime
Pubblicato: in appendice a Giallo Mondadori 2012
Premi: Premio Mystfest 2012
Da questo racconto è tratto l’ìomonimo romanzo finalista al Premio Italo Calvino 2014
L'AVAMPOSTO
LA CODA DEL DIAVOLO: INCIPIT
La gabbia ha sbarre in metallo sui quattro lati e anche sopra. Il pavimento mostra piccole fessure per lo scarico delle deiezioni. Scappare è impossibile.
«In linea con le direttive europee sul benessere degli animali» ha detto il padrone.
I baffi sottili stonano su quel viso da vecchio. Con gli occhiali in bachelite nera, poi. Potrebbe avere persino quarant'anni per quanto ne sa lei. Alla sua età non è facile capire quella degli adulti.
C'è un abbeveratoio nella gabbia, ma il cibo arriva solo da lui, dal padrone.
«Tieni, piccola» le dice, infilando fra le sbarre pezzi di patata bollita o di carota cruda. Li stringe fra le dita, obbligandola a leccargliele per avere il cibo, anche a mordicchiarlo a volte. Lei lo fa con molta attenzione, guai a mostrarsi aggressiva. Conosce le conseguenze.
Ogni tanto lui la fa uscire, ma in quei casi è sempre sul chi vive e stringe quella specie di pistola: la minaccia è chiara. Questa volta però ha lasciato la porta della gabbia aperta dopo la passeggiata. È di là, potrebbe rientrare da un momento all'altro. La ragazza solleva la porta sui cardini, il cigolio le sembra un ruggito. L’ha sentita? Scivola fuori, conosce la strada per uscire. È proprio in cima alle scale quando lui se ne accorge.
«Ferma! Torna subito qui!»
Due balzi e lei è fuori, la luce l’acceca. Ha gambe lunghe e snelle, ma i polpacci pesano come sacchi di sabbia umidi. Tre mesi chiusa là dentro, quasi sempre rannicchiata come un animale. Ma sa quale sarebbe la punizione se il mostro la prendesse.
Non le resta che una scelta: correre.
CARTOLINE DA N'DJAMENA: INCIPIT
Oggi è il giorno in cui morirò. Già nel pomeriggio, a quanto pare.Dicono che in punto di morte si riveda la propria vita come in un film accelerato, ma sono tutte balle. Dopo quasi quarant'anni nella Legione straniera, m'è sembrato tante volte d'essere a fine corsa, ma l'unica cosa a cui ho pensato nei momenti critici è sempre stato come venirne fuori, altro che il film della vita. Del resto non sarei arrivato al momento critico successivo se mi fossi concesso riflessioni esistenziali. Una palla in testa al nemico e via. Che fosse un giovane idealista di qualche Fronte di liberazione degli anni Settanta o un jihadista dei giorni nostri, o magari solo un contadino senza colpe finito nel posto sbagliato, io ho sempre sparato per primo. Meglio avere rimorsi che rimpianti, se vuoi restare vivo.E porcherie, per errore o per scelta, ne ho fatte tante negli anni da legionario, ma una sola brucia ancora, tanto da non riuscire a dimenticarla. Perché gli avvenimenti degli ultimi giorni, appena prima che mi rinchiudessero qui dentro, hanno buttato altro aceto su una vecchia ferita. Vecchia di quasi dieci anni.Il comandante Montigny mi convocò nel suo ufficio, un container alla periferia di Abèchè, diverso dagli altri che lo circondavano, e destinati alla truppa, solo per l'impianto d'aria condizionata, un vecchio arnese sovietico comprato al mercato locale e rumoroso come un trapano. Ogni mattina ingaggiava una lotta impari contro la calura del Ciad centro-orientale, in genere perdendola prima di mezzogiorno. I sacchetti di sabbia sul tetto e sulle pareti esterne non facevano che accrescere il senso di oppressione di quegli scatoloni di latta."Nicolas, siediti" mi disse il comandante. "Ho una missione per te.""Credevo d'essere qui per il congedo. Oggi è il mio ultimo giorno.""Quelle sono solo scartoffie. Questa è una cosa personale" disse indicando i fogli che ingombravano la scrivania.
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L’AVAMPOSTO: INCIPIT
È una storia da quattro soldi, quella di Nadja Karmàl. Una di quelle che non racconterò ai colleghi, quando ci faremo una sigaretta o un caffè alla mensa della caserma. Neppure ai miei parenti, su a Jalalabad, che sarebbe dove sono nato. Mi credono un grande poliziotto, si vantano con i vicini, ma farebbero meglio a stare zitti. Sarebbe più sicuro per loro, intanto. I Taliban guadagnano terreno e un nipote capitano del Dipartimento criminale del Ministero degli Interni non è un bel biglietto da visita. E poi, io sono uno sbirro da niente. Non me l'avrebbero affidato, il caso Karmàl, altrimenti.
E anche lei era una donna da niente, una che non ha mai combinato nulla nella vita. Forse il destino ci ha messi insieme per questo, perché eravamo due zeri. L’unica cosa rilevante che ha fatto, è stata morire qui, a Base Snow. L'avamposto italiano più isolato del Gulistan, quaranta metri per quindici ai confini del nulla. Ed è stato rilevante per noi due soltanto, alla resa dei conti.
Uno sbirro come si deve scopre il colpevole e basta, giusto? Basterà per gli altri forse, per chi pensa che una punizione esemplare scoraggi cento potenziali assassini o si chiede se sia la prigione a vita o piuttosto l'esecuzione capitale la migliore risposta per l'omicidio. E la pensavo anch’io così, prima del caso Karmàl.
Ora so che non basta capire chi è il colpevole. Certe indagini non finiscono se non hai capito chi era la vittima.
LA CODA DEL DIAVOLO: IL VIAGGIO DI SANTE
LA CODA DEL DIAVOLO: GUARDA SU MY MAP
GUARDA SU MY MAPS
LA CODA DEL DIAVOLO:LA LEGIONE STRANIERA
LA CODA DEL DIAVOLO: LE MINIERE ABBANDONATE
LA CODA DEL DIAVOLO: I VILLAGGI ABBANDONATI
LA CODA DEL DIAVOLO: IL TRENO A SCARTAMENTO RIDOTTO
LA CODA DEL DIAVOLO: LE VECCHIE BASI MILITARI